
L’ANNA CHE VERRA’
| Titolo: L’Anna che verrร | |
| Autore: Annalisa Menin | |
| Serie: Autoconclusivo | |
| Genere: Narrativa | |
| Narrazione: Prima persona | |
| Tipo di finale: Chiuso | |
| Editing: ottimo | |
| Data di pubblicazione: 21 maggio 2025 | |
| Editore: Giunti |
TRAMA
ร una torrida sera d’estate quando Anna chiama la sua migliore amica in preda a un attacco di panico. Non รจ l’ennesima disavventura sentimentale, ma qualcosa di molto piรน profondo, che ha scosso le fondamenta del suo essere. Adesso, alla soglia dei quarant’anni, Anna รจ di nuovo sola e terribilmente infelice. Non si riconosce piรน.
Bisognosa di un cambio di prospettiva, decide di prendersi una pausa da tutto e di mollare il caos di New York. Torna nella tranquilla provincia veneta, in un luogo dove il tempo sembra essersi fermato: Casa Bohemia, una romantica stazione ferroviaria in stile anni ’30. Tra un corso di giardinaggio e una sessione di filosofia,
Anna ricomincia cosรฌ a mettere insieme i pezzi della sua vita , facendo i conti con il suo passato ma anche con un’idea di futuro che non corrisponde piรน a ciรฒ che aveva sognato da ragazza. E proprio come un giardino all’inglese, libero eppure controllato, ritroverร nell’imperfetta perfezione della natura un nuovo inizio.
RECENSIONE
Scrivere รจ terapeutico lo dicono in molti, quando imprimi le parole sulla carta รจ come se aprissi una porta per lasciare uscire ciรฒ che dentro appesantisce.
Succede la stessa cosa anche nel leggere, quando riconosciamo esperienze, emozioni e azioni di noi stessi in altri, non importa che siano personaggi e non persone, ci sentiamo meno soli, piรน compresi, perfettamente umani.
L’ Anna che verrร รจ un esempio di questo tipo di lettura, un romanzo che racconta una rinascita personale, ma insieme universale, un processo di guarigione psicofisica dopo una profonda crisi in cui vengono messe a nudo fragilitร , debolezze e meccanismi disfunzionali che in misura piรน o meno somigliante ogni adulto si รจ trovato a sperimentare.
Questa volta la rottura che stavo vivendo era piรน interiore che esteriore. Dovevo perรฒ accoglierla esattamente come avevo fatto con le mie cicatrici fisiche, e trasformare il mio senso di vuoto in bellezza.
Il libro assume le caratteristiche di un diario del prima e del dopo una lacerazione, una rottura interiore che l’ autrice Annalisa Menin ha affidato al proprio alter ego letterario, la protagonista Anna Venier, donna vicina agli “anta” che inciampa in una relazione tossica, ma che altro non รจ che il culmine di un processo che ha fatto crollare ogni equilibrio.
La prima parte del libro racconta questa discesa verso la perdita di sรฉ stessa, lenta, sottile e visibile, ma difficile da arrestare.
Potevo aiutarlo io, che ero capace di amare per due. Potevo pensarci io. Tutto questo amore, del resto, lo dovevo pur dare a qualcuno! E lo davo a lui. Che non lo voleva. Togliendolo alla persona piรน importante della mia vita: me stessa. E intanto mi spegnevo piano piano. Di nuovo. E scivolavo in un buco nero sempre piรน profondo.
Dopo vent’anni a inseguire un ideale di vita nella Grande Mela progressivamente ogni scelta sembra non rispondere piรน alle esigenze del trascorrere del tempo.
ร da questa presa di coscienza che prende avvio invece la seconda parte del romanzo, in cui Anna ritrova la strada per tornare a sรฉ a piccoli passi ma attraverso grandi decisioni.
La grande domanda che solleva la lettura รจ questa: vince chi resta e resiste o chi molla tutto e ricomincia?
Non c’รจ risposta univoca, la nostra protagonista dร la propria attraverso le scelte di vita che intraprende all’ interno di questo racconto.
Per giungere a dare questa risposta perรฒ l’ autrice prende per mano il lettore mettendosi a nudo ed รจ qui che si instaura un patto silenzioso tra chi scrive e chi legge.
Ti porterรฒ con me nell’ abisso per vedere che le cadute ci accomunano, ma ti farรฒ scorgere anche la possibilitร di rialzarsi.
Ho trovato la testimonianza di questo percorso molto onesta, priva di autocommiserazione e invece ricca di consapevolezza, e ho particolarmente apprezzato il susseguirsi di capitoli brevi e una scrittura lineare, cosรฌ come numerose citazioni poetiche, musicali e letterarie tracce di riflessioni e tematiche poi affrontate nei capitoli.
Le radici, il territorio in cui si vive, i dolori, la famiglia, lโamicizia, il lavoro, lo smarrimento, la perdita, lโamore: come in un giardino all’ inglese tanto amato dalla protagonista, questi elementi sono tutti presenti in misura e intensitร diverse all’ interno del libro.
Sarร col tempo e un processo di elaborazione individuale che Anna riuscirร a metterli in ordine e al giusto posto, senza rinunciare a farli fiorire spontaneamente.
In questa simbologia ritrovo l’ idea che la nostra identitร รจ in divenire continuo, ma soprattutto รจ composta da troppi elementi e sfaccettature per pensare di poter restare fermi in un ruolo, in un’ idea.
A volte i nostri semi interiori germogliano spontaneamente e sta a noi trovare loro spazio, stabilitร e cura.
Lo dice il verbo al futuro del titolo, cambiare รจ un fatto evolutivo, passa certamente anche dal dolore ma รจ fattibile, a volte necessario, altre doveroso.
Questo libro mi ha toccato per omonimia, per affinitร emotiva, per tempistica, ricevuto in un momento di vita di rottura, come quello della protagonista, regalatomi da una cara amica che ha intravisto nel titolo un augurio, un proposito e un obiettivo.
Devo ripartire da qualche parte… sรฌ, ma da dove? Come si ricostruisce la propria autostima quando รจ stata cosรฌ calpestata? Come si va avanti quando tutto sembra essere perduto?
A piccoli passi, a volte anche aprendo un libro che porta il tuo nome e racconta anche di te, mostrandoti che risalire si puรฒ.
