
LA BICICLETTA NERA di Stefania P. Nosnan
Titolo: La bicicletta nera | |
Autore: Stefania P. Nosnan | |
Serie: Autoconclusivo | |
Genere: Narrativa | |
Narrazione: Terza persona | |
Tipo di finale: chiuso | |
Editing: ottimo | |
Data di pubblicazione: 3 Novembre 2018 | |
Editore: Bertoni Editore |
TRAMA
Milano 1943.
Emma Loreti non sa cosa le riserva il futuro. Proviene da un piccolo paese del centro Italia dove la sua amata famiglia è stata trucidata dai tedeschi. Ha ancora presente, davanti ai suoi occhi, l’immagine della sorellina e dei suoi genitori distesi nella polvere. Per dimenticare quel terribile momento e il dolore che le annienta il cuore, sale sul primo treno in partenza verso nord. Viene accolta da una Milano bersagliata e ferita dai bombardamenti alleati. Proprio quando decide di andarsene dalla città conosce Umberto Tomat, capitano del Regio Esercito. Il giovane ufficiale, originario di Udine, è assieme al suo plotone in attesa degli ordini che sembrano non arrivare mai. Tra quella moltitudine di soldati tedeschi e italiani ammassati alla stazione, l’incontro tra Emma e Umberto li porterà a vivere intensamente il sentimento appena nato, che cambierà il loro presente e il loro incerto futuro. Il cambio di alleanze dell’8 settembre 1943, deciderà il destino di una Nazione, ma anche quello dei due giovani. Umberto e i suoi camerati si schiereranno contro i tedeschi dirigendosi verso est, nei territori denominati “Zona d’operazioni del Litorale Adriatico”, combattendo per la loro salvezza e la liberazione della loro terra. Emma partirà per Venezia dove soggiornerà alcuni mesi, abbracciando le idee della Resistenza per sconfiggere l’oppressore. Quando la situazione diventerà insostenibile si sposterà a Udine per ricongiungersi con il suo amato capitano. Il romanzo è tratto da una storia realmente accaduta, fatta di coraggio, lotta e sentimento che, in un momento tragicamente storico, porterà i due giovani a dividersi e amarsi da lontano.
RECENSIONE
Il romanzo è ambientato nel nord Italia durante la seconda guerra mondiale. Un periodo storico dove la paura serpeggia tra la popolazione, sempre allerta a correre nei rifugi appena suonano le sirene, senza cibo, i più fortunati hanno ancora una casa e un orto da cui trarre il sostentamento; gli uomini sono chiamati alle armi e il più delle volte non fanno ritorno e le donne, rimaste sole con i figli, cercano di sopravvivere alla fame e all’orrore. I soldati italiani sono in un momento di sbandamento perché si ritrovano attaccati dai tedeschi, armati e troppo vicini, fino a ieri loro alleati e improvvisamente, diventano un bersaglio facile. Sono giovani soldati stremati dalle perdite e dalla fame, senza armi sufficienti a combattere e senza supporto né direttive dal comando centrale, praticamente lasciati soli a morire.
La vita è incerta per tutti: c’è chi si nasconde e chi rimane, combatte come può e ricostruisce quel poco che gli è rimasto. E poi c’è chi non ha più nulla che fugge, senza avere però un posto sicuro dove poter andare. Tutte queste sensazioni di sofferenza, disagio, frustrazione e paura emergono dalle pagine del romanzo grazie alla scrittura coinvolgente dell’autrice e alla trama, arricchita da nozioni storiche accurate. In questo clima di insicurezza e di angoscia si incontrano, per caso alla stazione di Milano, Emma in cerca di un treno per fuggire dalla guerra e Umberto, Capitano del Regio Esercito, che la combatte questa guerra e che con il suo plotone aspetta un treno che tarda ad arrivare. La stazione è spettrale con gente che vaga smarrita, cumuli di macerie dappertutto, valige con una vita di sacrifici dentro, soldati italiani stanchi, feriti nel corpo e nell’anima e soldati tedeschi fieri e sfrontati nelle loro impeccabili divise. Un silenzio irreale che avvolge tutto viene spezzato improvvisamente da sirene e ordigni che esplodono e seminano terrore e sangue. Quando tutto si placa ecco che arriva alle orecchie il cigolio fastidioso di un treno merci: non trasporta viveri ma lamenti, sussurri, lacrime, braccia protese in cerca di aiuto e odore di morte. Appena i due giovani si guardano, pochi scambi di parole ed è una simpatia immediata, un colpo di fulmine che si concretizza in un sentimento forte; e per tutta la storia si penseranno e cercheranno di rincontrarsi. Da una parte c’è la morte e la distruzione, dall’altra c’è la vita e la speranza di costruire un futuro insieme.
“Emma percepiva solo loro due, non esisteva più la guerra, il dolore e la perdita delle persone care. Non c’erano più macerie, gente che piangeva per la strada e il suono delle sirene. Il mondo si era fermato a quel momento e non voleva preoccuparsi di altro.”
I due protagonisti sono attorniati da tanti personaggi che vivono le medesime incertezze e paure, persone coraggiose che a fatica si rialzano, chi ferito, chi senza forze, chi senza più nulla. Ma si rialzano, tutti con la voglia e la determinazione di andare avanti e di farcela. Anche se è evidente il pericolo e la sconfitta è dietro l’angolo. Nessuno si ferma, nessuno urla, ci si asciuga le lacrime e si va avanti. Un merito va anche agli uomini e alle donne che audaci e combattivi entrano nelle file della Resistenza e affiancano l’esercito. Un libro triste e doloroso dove però emerge la forza dell’amore, non solo tra due persone; l’amore universale inteso come sostegno, aiuto, responsabilità, protezione.
Quello che mi è rimasto impresso di questa storia, a parte le immagini della guerra e della miseria, è la bicicletta nera che dà il titolo al romanzo; l’ho vista sfrecciare fiera in mezzo alla campagna con il suo cestino pieno di prodotti da vendere. Mentre la frase che invece ho ancora in testa è
“La guerra rubava vite restituendo solo dolore e piastrine arrugginite”
Parole dure per ricordare i caduti e per non dimenticarli mai.
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