SERIE STAR CROSSED, Vol. 1 e 2 di Leisa Rayven

SERIE STAR CROSSED, Vol. 1 e 2 di Leisa Rayven

Titolo: Cancella il giorno che mi hai incotrato e Puoi fidarti di me
Autore: Leisa Rayven
Serie: Star Crossed
Genere: Contemporary
Narrazione: POV alternato
Tipo di finale: Chiuso
Editing: Ottimo
Data di pubblicazione: 2015
Editore: Fabbri editore

TRAMA


Cassandra e Ethan. Quando sono sul palco insieme, a nessuno sfugge l’attrazione e la potente alchimia che si sprigiona tra loro appena si sfiorano o si guardano negli occhi. Una passione che toglie il respiro, davanti alla quale è impossibile restare indifferenti. Tanto che all’Accademia d’Arte di New York vengono scelti come protagonisti per lo spettacolo di fine anno, Romeo e Giulietta, la storia d’amore più famosa di tutti i tempi. Però, una volta calato il sipario e smessi gli abiti di scena, il rapporto tra Ethan e Cassandra si rivela complicato e ingestibile. Anni dopo, scritturati di nuovo per interpretare una coppia di amanti, Cassandra e Ethan si ritrovano sul palco ad affrontare i demoni del loro passato e il fuoco di quella passione che, nonostante il tempo, non ha mai smesso di ardere. Ma può un amore così intenso e lacerante finire davvero? Se Romeo e Giulietta li ha fatti avvicinare, questa nuova pièce rischia di distruggerli una volta per tutte

RECENSIONE


Questa è la storia di un grande amore, uno di quelli che si potrebbe raccontare in un libro, e nel caso specifico l’autrice bestseller internazionale Leisa Rayven di volumi ne ha scritti ben due.

Due volumi che racchiudono un percorso di vita tortuoso, costellato di cadute e risalite, che per anni ha unito e separato due giovani ragazzi, troppo inesperti per gestire il sentimento travolgente che nasce tra loro, così potente da divenire spietato per entrambi.


Avverto il suo sguardo su di me ancora prima di vederlo. Resisto alla tentazione di cercarlo: se c’è una cosa che ho imparato è che con Ethan Holt devo tenere a bada l’istinto. Quando non l’ho fatto, tra noi è andato tutto a rotoli. Era l’istinto a dirmi che lui poteva darmi qualcosa, mentre invece non era affatto così.


Una delle particolarità che colpisce di questa dilogia è il lungo viaggio di crescita personale che coinvolge i due protagonisti. Nonostante la tipologia di coppia (lei timida e insicura e lui solitario e carismatico) non sia particolarmente originale ciò che avvince è il messaggio che traspare chiaro: ci sono anime gemelle destinate a non riuscire a stare insieme, perché l’amore non basta.

Quella che unisce fin da subito i Ethan e Cassie è una connessione profonda, un senso di riconoscimento che l’autrice spiega benissimo, facendo entrare nella scena chi legge ad una velocità spiazzante.


Restiamo immobili per qualche secondo; mentre ci guardiamo negli occhi, l’aria tra noi si solidifica, legandoci come parti di un unico corpo.

Ci muoviamo più in fretta, eppure ogni gesto è perfetto, preciso. È una complicata coreografia che non abbiamo mai provato, ma che in qualche modo i nostri muscoli ricordano. È una sensazione incredibile. Siamo in quello stato magico in cui a volte gli attori riescono a entrare, quando l’energia scorre liberamente e apre il cuore, la mente e il corpo.


Un esercizio sul palco in grado di creare in pochi attimi un’istante di magia. Ethan e Cassie sono attratti l’uno dall’altra, come pezzi di magnete che si ricongiungono insieme anche non volendo, nonostante la distanza e il dolore.

Eppure, al di là di un destino complice ma anche perverso, questa storia ricorda con intensità quanto talvolta l’amore non sia sufficiente per mantenere una relazione, nonostante che quell’anima che abbiamo incontrato sia il riflesso della nostra. Capita che ci siano complicazioni inconciliabili, oppure costi fisici ed emotivi troppo alti da poter sostenere. Ci sono amori impossibili che ci fanno vivere frammenti di tempo perfetti, fugaci e intensi, ma che, sin dal principio, hanno incisa la data di scadenza.

Shakespeare una volta ha scritto: “Mai è stato liscio il corso del vero amore”. Una citazione che sembra essere dedicata proprio a questa storia d’amore, ambientata nell’affascinante mondo del teatro, in cui i due protagonisti, Ethan e Cassie, sono troppo giovani per poter vivere e gestire un sentimento fin troppo grande per la loro maturità, destabilizzandoli entrambi:


«Perché sei così…» «Così come? Fastidiosa? Irritante?» «Bipolare.» Questa non me l’aspettavo. «Oh. Io… Eh?» Sospira e scuote la testa. «Ti ho vista prima mentre fingevi di essere come loro. Gli hai dato quello che volevano, ed è assurdo visto che sono degli schifosi leccaculo, finti come una banconota da tre dollari. Però con me sei irrequieta, permalosa e ingenua da non crederci. Cos’è, non ti piaccio abbastanza da recitare anche con me?»


Già dal primo incontro, Ethan osserva Cassie da lontano, studiandone le mosse da dietro le quinte. Lui abile osservatore, capace di intercettare le emozioni, che è abituate a trattenere dentro di sé. Vederla davvero sarà istintivo, naturale, come se avesse a disposizione una lente di ingrandimento capace di andare oltre la superficie, oltrepassando quel lato apparente che Cassie è abile a offrire di sé ogni volta che si sente inadeguata, lei attrice dal talento innato.

Sarà la passione per il teatro a farli conoscere, il talento a legarli e l’amore a dividerli fino a che la vita deciderà per loro, rimettendoli sulla stessa strada, seppur profondamente cambiati. Decidere quale sarà l’attimo in cui finalmente potersi capire e fidarsi sarà un’impresa quasi impossibile.

Tra vicende che legano il presente al passato, Leisa Rayven racconta la storia di un amore giovanile bellissimo e tormentato centellinando sfumature, svelando gradualmente verità nascoste, segreti troppo dolorosi da poter essere condivisi.


La verità è che a convincermi a cambiare davvero non è stato incontrarti, ma incontrarti e poi perderti.


Ethan e Cassie si cercano, si inseguono fino a ferirsi, si proteggono rinunciando a quello che li unisce, ribaltando i ruoli di chi scappa e chi resta, e il momento giusto per essere felici sembra non arrivare mai. Una rincorsa fatta di ostacoli, dubbi e incertezze, ovvero i passaggi centrali che segnano il processo di crescita che permette di cambiare ed elaborare i vuoti, le mancanze e i fallimenti che spesso rendono prigionieri.


Odiare Ethan è semplice. Mi aiuta a non pensare a quanto lo amo.


La loro crescita emotiva parla al cuore del lettore e convince, mostrando quanto a volte la vita ci mette davanti degli ostacoli che in realtà possono divenire trampolini a superare i muri più invalicabili. Battaglie che riusciamo a vincere nutrendo la nostra forza d’animo, elaborando il dolore di una perdita, sviluppando uno spirito di accettazione che ci consenta di metterci al centro della nostra esistenza. Solo così Ethan e Cassie riescono a non perdersi nel labirinto delle loro insicurezze, anche mediante la distanza fisica, perché voler stare bene con noi stessi dipende sempre e solo da noi. Siamo noi a decidere.


Una volta il legame tra noi era intermittente; ora invece è stabile, e Ethan è pronto a viverlo. Ho ancora paura, ma voglio viverlo anch’io. Desidero che lui sia il primo e l’ultimo uomo della mia vita.


Una dilogia che racchiude in sé la bellezza di un amore grande, quello che si incontra una sola volta nella vita.

DIMENTICARE GLI EX E ALTRI ESERCIZI ZEN di Miss Black

DIMENTICARE GLI EX E ALTRI ESERCIZI ZEN di Miss Black

Titolo: Dimenticare gli ex e altri esercizi zen
Autore: Miss Black
Serie: Autoconclusivo
Genere: Erotic
Narrazione: POV singolo (Jo)
Tipo di finale: Chiuso
Editing: Ottimo
Data di pubblicazione: Novembre 22
Editore: Self publishing

TRAMA


Josephine immaginava una vita con Andrew. Erano perfetti. Entrambi giornalisti, lui direttore del canale all-news in cui lavoravano entrambi, affiatati a letto, grande intesa intellettuale. Ma Andrew l’ha scaricata e la vita di Jo è andata a pezzi.
Proprio in quel momento però, neanche fosse un segno del destino, Jo riceve in eredità una casa nell’Essex. È il luogo perfetto in cui rintanarsi per leccarsi le ferite e meditare sulla propria vita. Andare avanti non è per niente facile. È ossessionata dal ricordo di Andrew. Ogni mattina si sveglia pensando a lui, il corpo che lo desidera fisicamente, la mente che continua a ripercorrere ogni istante della loro relazione. Di Patrick O’Rourke neanche si accorge. Certo, Patrick è bello, è l’uomo più bello che abbiano mai visto da quelle parti. Al pub locale le ragazze cercano modi sempre nuovi per avvicinarlo, fallendo ogni volta.
Jo per fortuna è immune. Ma lo è davvero?

RECENSIONE


Un titolo che racchiude in sé due missioni, piuttosto impegnative, ovvero superare un amore (dopo un tradimento e un licenziamento) e rinascere mettendo tutto in prospettiva. Facile a dirsi, difficile a farsi, soprattutto se l’ex in questione diventa un’ossessione che tortura sia fisicamente che mentalmente la protagonista del nuovo romance firmato Miss Black. Una storia incentrata su tematiche profonde come il senso di colpa, l’elaborazione di un lutto, presentato sotto molteplici forme. In primis quello di una relazione finita malamente, fatto che a essere onesti metterebbe a dura prova moltissime persone. E quindi cosa fare?


Nessun fiocco di neve cade mai nel posto sbagliato.


Guardandoci indietro, è strano notare come spesso le casualità trascinino verso certe decisioni piuttosto che altre, trasformandosi in veri e propri segni del destino. Vi è mai capitato?
È quasi come se l’Universo ci desse qualche suggerimento in merito al nostro futuro. Nulla ci viene imposto, ovvio, ma spesso capitano degli eventi piuttosto indicativi, come alla protagonista, che si ritrova senza lavoro e con una casa ereditata da uno zio quasi sconosciuto. Questi eventi possono essere interpretati come segni del destino da chi sa guardare oltre la semplice razionalità, anche se Jo pensa solo a sopravvivere al mondo che le è appena crollato addosso, alla fine di un amore di cui non si dà pace.


Anche se l’aveva scaricata nel modo più infame e vigliacco possibile, Jo continuava a sentire la sua mancanza. Di quello che erano stati. Di quello che avrebbero ancora potuto essere, se lui non si fosse invaghito di un’altra. A lei, all’altra, Jo non pensava.


Jo incarna tantissime persone che come lei non si rassegnano, nonostante il tradimento e l’umiliazione. Un personaggio davvero credibile e umano, che si ama e intenerisce. Un dolore da affrontare, lo spirito di sopravvivenza da gestire.


Quella casa enorme persa nel nulla, senza dubbio malridotta, poteva diventare la sua tana per un po’. Come le tane delle volpi, scavate tra le radici degli alberi. Prese le chiavi dallo scomparto porta oggetti.


Un luogo isolato, una vita da ricostruire. Basta così? No, a rendere tutto più complicato (e intrigante) l’incontro con uno sconosciuto, un uomo che a vederlo sognare è immediato. Miss Black si diverte a mettere sulla strada di Jo la nemesi di colui che il cuore glielo ha ridotto a brandelli, ovvero Patrick, detto Pat.

Solitario, gentile, falegname, bello da impazzire, eppure ritroso ad ogni tipo di relazione, casto per scelta. Buffo? Una delle parti più intense è quanto il loro rapporto basi le sue fondamenta sull’amicizia, che a lungo andare si consolida in complicità fino a trasformarsi in vera intimità, non solo del corpo ma della mente. Pat è bellissimo sotto ogni punto di vista, l’amico che salva, che riesce a stare in silenzio e che è capace di farti vibrare sotto le sue mani.


Quando sarebbe stata di nuovo bene? Sarebbe stata di nuovo bene? O sarebbe rimasta così per sempre? Frastornata, disperata, sotto molti punti di vista pazza furiosa? La frase zen del giorno era: Se vuoi volare, rinuncia a tutto ciò che ti pesa. Più facile a dirsi che a farsi.


Jo si mette nelle sue mani, appunto, come un vecchio mobile a cui ridare vita. Un’opera d’arte che prende tempo, richiede amore e pretende pazienza. Pat le insegna a ricominciare dalle cose semplici, per condividere con lei quelle cure che la renderanno più viva di prima, fino a metterla nuovamente in connessione con sè stessa.

Incredibile l’accuratezza che questa autrice, sempre sorprendente, ha messo nel descrivere il mestiere del protagonista: le diverse lavorazioni da usare su ogni tipo di legno, la sapienza di dosare il giusto olio fino ai tempi opportuni di attesa. Ogni aspetto tecnico che Pat racconta a Jo sembra uscire dalle labbra appassionate di un vero artigiano.

Pat, artigiano anche dell’anima, fin troppo perfetto esteriormente da essere vero, e al contempo riservato e silenzioso. Una figura enigmatica, intrigante, quella di un uomo che ha deciso di allontanarsi dal buio di un passato in cui di perfetto non c’era nulla. Scoprire di cosa si tratta sarà davvero inaspettato, per dare un significato diverso all’espiazione di una colpa.


C’era qualcosa di profondamente doloroso in quell’uomo, quando ti prendevi il disturbo di guardare. Oltre l’aspetto da modello di intimo, oltre l’immagine di tranquillo artigiano. Una riservatezza che chiedeva di non essere scalfita. Ma nessuna freddezza.


Un romanzo bellissimo e profondo, che lascia nel lettore quel senso di verità e realtà che fa pensare alla vita come ad un viaggio fatto ad ostacoli ma in cui spesso mettere in prospettiva ciò che ci accade ci preserva da ulteriori sbagli. Leggere i segni che il destino ci lancia non è facile, ma ignorarli a volta può costare caro.

È possibile imparare a prendere la vita in modo diverso rispetto a come siamo abituati, aprendo la mente a nuove interpretazioni. Spesso, infatti, quello che ci capita è atto al nostro bene e ci aiuta a creare il nostro futuro nel migliore dei modi. Anche e forse soprattutto quando gli eventi risultano per noi fastidiosi o dolorosi.


Come diceva il Dalai Lama–Jo l’aveva letto nel suo libro di massime zen–“Ci sono solo due giorni all’anno in cui non puoi fare niente: uno si chiama ieri, l’altro si chiama domani, perciò oggi è il giorno giusto per amare, credere, fare e, principalmente, vivere”.


Miss Black interpreta il romance a modo tutto suo, offrendo protagonisti credibili proprio perché imperfetti (anche se Pat è indegnamente perfetto, per la maggior parte del tempo), fatti di luce e ombra, con delle trame mai scontate, regalando quell’inestimabile necessità di evasione di cui tutti abbiamo bisogno grazie ad un mix unico di ironia, focosa sensualità e momenti di riflessione asciutta, mai banale.

Come sempre, leggere Miss Black è come assumere un supplemento vitaminico ad alta concentrazione di energia e relax. Mica facile, eh?

L’AMANTE DI LADY CHATTERLEY di D.H. LAWRENCE

L’AMANTE DI LADY CHATTERLEY di D.H. LAWRENCE

Titolo: L’amante di Lady Chatterley
Autore: DH Lawrence
Serie: autoconclusivo
Genere: Historical romance
Film
Tipo di finale: Chiuso
Data di pubblicazione: 2 Dicembre 2022
Editore: Netflix

TRAMA


La nobile Lady Constance Chatterley si ritrova in un matrimonio senza amore né passione. In seguito, intraprende una relazione con il loro guardiacaccia, Oliver Mellors, per sedare la sua noia.

RECENSIONE

Un classico è un libro che non ha mai finito di dire quel che ha da dire”, scriveva Italo Calvino. I grandi classici non devono necessariamente farci scoprire qualcosa di nuovo, a volte ci aiutano solo a capire quello che abbiamo sempre saputo, e spesso offrono dei messaggi tanto più significativi quanto più sono in grado di darci delle risposte sul nostro modo di vivere il presente.

Si dice anche non ci sia un’età per scoprirli, anche se le letture fatte in gioventù sono spesso poco proficue rispetto a quelle affrontate in età adulta. 

Nel caso specifico, L’amante di Lady Chatterley di D.H. Lawrence, era nei miei pensieri da anni, da quando da ragazzina vedevo una copia nella libreria di casa della mia famiglia. Un libro rivoluzionario per l’epoca, che, con i suoi espliciti riferimenti sessuali, inevitabilmente fece scandalo e scosse profondamente la sensibilità di generazioni di lettori, oltre a mettere in discussione i vari cliché sul piacere femminile e la virilità. Basti dire che in Gran Bretagna non fu pubblicato fino al 1960, dopo la sua prima pubblicazione nel 1928 a Firenze.

Questo romanzo è oggi un paradigma della letteratura erotica, oltre a uno studio sociologico sulla lotta di classe e l’emancipazione femminile. Sapevo già si trattasse di una lettura per adulti (ricordo una copertina piuttosto sensuale) e come accade nei casi in cui non è permesso fare una cosa, se ne resta sempre intrigati. E solo adesso, che adulta lo sono da un po’, mi sono ritrovata a leggere questo libro, potendone godere anche la sua trasposizione cinematografica, fino a che amare questa storia è stato inevitabile. Soprattutto grazie a questo film, che per molti aspetti supera il libro stesso.


Fu una notte di passione sensuale, durante la quale Connie si sentì un po’ sbigottita e ritrosa; eppure, fu di nuovo trafitta da penetranti fremiti di piacere, diversi, più intensi, più terribili dei fremiti di tenerezza, ma al contempo più desiderabili. Pur essendo un po’ spaventata, lo lasciò fare, e quella impavida, sfrontata sensualità la scosse da capo a piedi, la spogliò fino all’ultimo e la rese una donna diversa.


Se si dovesse racchiudere in poche parole, questa sarebbe una storia non solo d’amore, ma di rinascita umana, risveglio dei sensi, celebrazione della vita, anche se a ispirare la trama pare sia stato proprio il tradimento della moglie dell’autore, Frieda von Richthofen. Nel libro si narra che una nobildonna, Lady Chatterley, sposata a un uomo di nobili origini ritornato paralizzato dalla Prima Guerra mondiale, si trova a doverlo assistere in una tenuta immersa nelle nebbiose Midlands inglesi, fino a che lo tradisce con un guardiacaccia, Oliver Mellors. Si sarebbe scoperto che il personaggio del sanguigno dell’amante era stato ispirato da un certo Angelo Ravagli, vigoroso capitano italiano dei bersaglieri.

Questa però non è l’unica versione circolante, bensì ce ne sarebbe una seconda che porta a Castelmola (Messina), la località nei pressi di Taormina dove David Lawrence e sua moglie Frieda alloggiarono intorno al 1920. Fu in questo periodo che Frieda conobbe Peppino D’Allura, il mulattiere che quasi ogni giorno la portava da Taormina fino a Castelmola a trovare la sua amica inglese Betty. Pare che tra i due nacque una passione incontenibile, che fornì vari spunti per la stesura del romanzo.


“Te lo dico io?” disse Connie guardandolo negli occhi. “Te lo dico io, cos’hai rispetto agli altri uomini, e come sarà il futuro? Te lo dico io?” “Avanti, dimmelo,” rispose lui. “È il coraggio della tua tenerezza, ecco cos’è: come quando mi metti la mano sul sedere e dici che ho un bel sedere.”


Qualunque sia stata la vicenda a ispirare la storia, resta il fatto che il
messaggio di questo romanzo è più che mai incisivo: l’inesorabile progresso
originato dall’avvento dell’era industriale che minaccia il genere umano,
facendogli dimenticare i valori essenziali, come la solidarietà, la purezza dei
sentimenti, la tenerezza tra le persone. L’ambizione sfrenata che annulla ogni
tipo di contatto con la natura e gli uomini, sia in senso fisico che mentale.
Tutto sembra perdere significato.

In questo film, la regista Laure de Clermont-Tonnerre ha focalizzato ogni
dettaglio, inquadratura o dialogo a offrire con forza il messaggio del libro,
rappresentando la ribellione di una giovane donna, Constance Reid. Romantica,
intellettuale e di mentalità aperta, la protagonista si trova prigioniera di un
matrimonio con un uomo freddo ed egoista, Clifford Chatterley. Un uomo che rappresenta tutto ciò di cui il mondo si stava all’epoca nutrendo: la bramosia del
successo, la prepotenza imperante delle classi sociali dominanti, l’aridità
emotiva, l’egoismo.
Totalmente ascetico e dedito soprattutto al pensiero e alla
continua ricerca del successo, Clifford ricalca benissimo il personaggio del
libro, che tornato a casa dalla guerra menomato, decide di amare solo sé
stesso. Agogna in modo folle solo il suo personale riscatto come scrittore, ignorando
l’evidente sofferenza della moglie, ormai dimagrita e spenta emotivamente.


 

Già! È la tenerezza, la consapevolezza sessuale. Il sesso non è che un contatto, il più intimo dei contatti. Ed è proprio il contatto che temiamo. Siamo consapevoli solo per metà, vivi solo per metà. Dobbiamo diventare realmente vivi e consapevoli.


 

Una delle scene più belle del film è proprio il cedimento di Connie, interpretata dalla bravissima attrice Emma Corrin, che di fronte alla visione di teneri e indifesi pulcini in gabbia si commuove fino alle lacrime. Il semplice sfioramento delle mani di Oliver, impersonato dall’intenso Jack O’Connell, silenzioso e solitario, la sconvolge e la rianima al tempo stesso percependo un’empatia inattesa che la fa risentire viva, lei ormai sempre più sola e alla ricerca di amore e conforto umano.

Non vi è sguardo, dialogo o contatto che non trasmetta in questo film meraviglioso l’amore che legherà in modo quasi primordiale due anime troppo affini per non riconoscersi. Oliver, col suo passato pieno di dolore e sofferenza per aver vissuto una guerra che lo ha segnato nel profondo e da cui ritorna, al contrario di Clifford, cercando pace e tranquillità. Uomo schivo, ormai disilluso dal genere femminile, dopo il tradimento della moglie, vede in Connie una purezza e una femminilità che non aveva mia visto in nessuna.

Il suo tormento è vivo, ed è tramite questo personaggio intenso e passionale che l’autore si dà voce, trasmettendo la sua rabbia verso l’umanità, oramai costituita solo da aridi gentiluomini, di cui lui parla così nel film: sono una razza diversa, morti, perché ti si devono staccare pezzi di te stesso se mandi gli uomini nelle miniere, in fabbrica, in battaglia; è così o convivi con quello che hai fatto.”

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Un film aiutato anche dall’innegabile (ed esplosiva) chimica tra i due protagonisti, amanti particolarmente credibili sul set. Grazie a loro le scene d’amore, sensuali ed erotiche in modo sublime, sembrano autentiche divenendo vere e proprie opere d’arte, in cui la nudità è espressa con poesia, e in cui il pallore angelico dei corpi sporcati dal fango contrasta come in un quadro rinascimentale la vivacità dei colori della natura al suo fondo. Il ballo sotto la pioggia dei due amanti felici che si rincorrono urlando al cielo la loro gioia ricorda Adamo ed Eva all’inizio dei tempi. Un inno alla libertà, alla forza e all’estasi, proprio come riporta il sottotitolo della pellicola.

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Questo film è la perfetta celebrazione di un romanzo bellissimo e intenso che ritorna al grande pubblico grazie a una fotografia straordinaria e una sceneggiatura profondamente rispettosa dell’opera da cui è stata tratta. Ovviamente vi sono delle omissioni, come l’esistenza di una figlia di Oliver, avuta dalla prima moglie, la storia della famiglia di lei, come anche la relazione che legò Connie all’inizio del suo matrimonio con lo scrittore irlandese, che qui fa una brevissima comparsa.

Scelte di taglio necessarie per operazioni di questo tipo perché è impossibile riproporre tutto ciò che è narrato, l’importante è che lo spirito del libro sia stato rispettato. E si può dire senza dubbio alcuno che in questa trasposizione ciò che lo scrittore volle comunicare emerge tantissimo, ovvero l’importanza di ritornare a provare delle emozioni, come la tenerezza, l’intimità, la sensualità, il piacere del contatto umano in un’era dove il progresso e l’aridità emotiva minacciavano l’umanità:

“La gente fa finta di avere delle emozioni, ma in realtà non prova niente.”


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Una tematica che dopo cento anni possiamo percepire più attuale che mai.

COME IL MARE E LE STELLE di D. P. Cumberbatch

COME IL MARE E LE STELLE di D. P. Cumberbatch

Titolo: Come il mare e le stelle
Autore: Deborah P. Cumberbatch
Serie: Autoconclusivo
Genere: Historical romance, Fantasy
Narrazione: POV alternato (Sam e Eithnee)
Tipo di finale: Chiuso
Editing: Ottimo
Data di pubblicazione: Ottobre 2022
Editore: Self publishing

TRAMA


Mar dei Caraibi, 1716

Eithnee non ha mai visto il mondo come tutti gli altri. La sua mente si muove attraverso colori ed emozioni.
La sua diversità l’ha costretta in catene sin da quando è nata, una maledizione che vogliono dare alle fiamme.
Ecco perché si ritrova a scappare dal piccolo villaggio in cui ha trascorso tutta la vita. Fugge per sottrarsi a un destino che pare perseguitarla, una Caccia antica secoli.
Fino al giorno in cui la nave che le ha dato rifugio viene abbordata da quella di un capitano il cui nome fa tremare persino le fondamenta dell’oceano.
Finché la sua vita non si intreccia a quella del Principe dei pirati.

Samuel è sempre appartenuto al mare.
Ha combattuto per la Corona durante la guerra di successione spagnola e ha compreso come non possa esserci la libertà sotto gli imperi schiavisti del mondo.
Fedele alla promessa che ha suggellato dopo la notte che ha cambiato la sua esistenza, Samuel ha fondato la Repubblica dei pirati e si batte per disintegrare le catene che opprimono gli uomini.
Lui conosce la sua rotta, sa come fronteggiare qualsiasi tempesta.
Ma, quando una ragazzina con una benda, travestita da uomo e con lo sguardo terrorizzato, sale sulla sua nave, ogni sua certezza crolla.

Alla ricerca di un tesoro imperiale, tra tradimenti e battaglie, Samuel ed Eithnee si renderanno conto che alcune strade sono tracciate dal principio, dalla prima alba.
Che alcune cose sono eterne.
Come il mare e le stelle.

RECENSIONE


“Siete un folle, io sono un Principe Libero ed ho la stessa autorità di far guerra nel mondo intero di chi ha centinaia di navi schierate per mare e centomila uomini sulla terra; questo dice la mia coscienza! Ci denigrano, gli infami, quando c’è solo questa differenza: loro rubano ai poveri grazie alla copertura della legge e noi saccheggiamo i ricchi protetti solo dal nostro coraggio.”


Avere la certezza assoluta che questo discorso sia stato realmente pronunciato non è poi così importante perchè quello che è certo è che, se non con le parole, il Capitano Samuel Bellamy mostrò coi fatti di essere coerente alla sua fama di “Principe dei Pirati”.

Una storia affascinante quella che ha ispirato questo libro, Come il mare e le stelle, opera di una scrittrice bravissima, Deborah P. Cumberbatch, conosciuta anni fa grazie alla sua prima dilogia, Ubi tu e Ibi ego. Una lettura che mi colpì moltissimo per la sua originalità, proprio perchè fuori dai classici schemi del genere romance.
Una delle caratteristiche che ricordo bene è l’accuratezza nel descrivere il lavoro investigativo dei protagonisti, affrontata con meticolosa attenzione. Una peculiarità che ho ritrovato con piacere in questo suo ultimo romanzo, che regala al lettore un lungo viaggio nel tempo fin nel lontano 1700, epoca per molti aspetti ricca di leggende, tra cui quella della pirateria. Una storia che non è stata costellata solo di violenze e furti, ma anche di figure romantiche e idealiste, come quella del protagonista di questo romanzo, il Capitano Black Sam.

Un giovane uomo che in pochissimo tempo (pare nell’arco di un solo anno) divenne leggenda saccheggiando più di 50 navi (a soli 27 anni) fino ad accumulare, insieme al suo fidato equipaggio, un patrimonio stimato in più di 130 milioni di dollari (sufficienti a fare di lui il pirata più ricco della storia).
Ad aggiungere fascino al mito di questo personaggio storico, un lato umano che lo distinse da altri briganti per avere un animo gentile e generoso, un avventuriero sognatore e passionale – nonché apprezzato poeta, filosofo e pensatore. Samuel Bellamy è passato alla storia per essere stato, soprattutto, un uomo coraggioso e idealista che in questo romanzo avvincente trova voce per raccontare la sua storia e quella del suo fidato equipaggio, costituito da uomini altrettanto impavidi.
Deborah Cumberbatch ha scritto un libro che ripercorre la vita di una leggenda dei mari, il Principe dei Pirati, intessendo tra le pagine mito e storia, e arricchendo l’opera di puro genere storico con intense sfumature fantasy, che insieme alla presenza di una forte componente femminile rendono il racconto particolarmente originale.


Nessuno riesce mai a reggere il mio sguardo per troppo tempo, nessuno sopporta il peso della duplicità che vi legge, segno del confine labile e traballante tra i due mondi in costante lotta. Come quello tra il giorno e la notte. Tra il cielo e il mare. Tra me e tutti gli altri.


Eithnee ha solo diciotto anni quando si ritrova a scappare dal suo villaggio, grazie all’aiuto dei suoi unici tre amici. Una fuga che per lei significherà l’inizio di un percorso che neppure immagina dove la porterà: lei troppo fragile e impaurita per stare al mondo, lei che non conosce altro che il luogo dove è nata e ha vissuto fino a quell’istante, l’attimo in cui tutto cambia.
L’istinto di sopravvivere prevale sulla rassegnazione, e fuggire da un destino che sembra ormai segnato è l’unica scelta possibile. Un momento che spalanca il bivio tra la vita e la morte, dando inizio ad una serie di potenti una dicotomie che ripercorrono spesso nel corso di questa lunga storia. L’eterna lotta tra il bene e il male, la bugia e la verità, il giorno e la notte, il mare e le stelle, la libertà e la prigionia, il caos e il silenzio, le emozioni e il controllo, la luce e il buio.


Quest’uomo ustiona gli sguardi, cattura l’attenzione come lo scheletro di una nave in fiamme, la sua bellezza si insinua sottopelle e si spande come una macchia sin dentro le ossa, maledicendoti e portandoti alla follia.


Eithnee così pallida, insicura e fragile, tremante come un pesciolino in balia delle onde; Samuel così carismatico e oscuro, tormentato come un oceano in tempesta. Due mondi che collidono in nome della salvezza, due anime alla ricerca di loro stessi: un pirata, un uomo libero, e una giovanissima ragazza in fuga, una strega. Un destino che sembra unire i loro fili, fino a far nascere un amore impossibile, che crescerà piano, tra oscuri segreti e fragili paure, chiassosi silenzi e sguardi incandescenti.


Perché dannazione una donna dovrebbe travestirsi da uomo e decidere di solcare il mare? Perché sopportare questa vita a costo di imbattersi in una morte prematura, quali sono i suoi inconfessabili segreti?


Un sentimento che prima di divenire indissolubile cementerà le sue basi sul valore fondamentale che deve condividere chi vive in mare, ovvero la fiducia. Sam e Eithnee scardineranno ogni sigillo sulle loro difese dal mondo, fino a che mettere la propria vita l’uno nelle mani dell’altra diventerà prima necessario e poi naturale, un’evoluzione che porterà entrambi a perdersi e ritrovarsi in modo sempre più intenso, in modo diverso.

L’evoluzione dei personaggi è sicuramente per me una delle parti più interessanti di questo lavoro ambizioso, che convince profondamente nell’offrire un percorso di crescita difficile e crudo per una giovane ragazzina priva di difese contro il mondo.

Il cambiamento di Eithnee è toccante, durissimo, a volte le farà vivere momenti di crudeltà estrema, impensabile, ma sarà proprio la sofferenza a fortificarla, come anche il senso di appartenenza che svilupperà man mano verso la sua nuova famiglia, quella della nave, che le darà la ragione per ritornare salva da loro.

Il legame con Vane, con Paul e Williams sarà il volano che le consentirà di essere sempre più consapevole di meritarsi un destino diverso da quello a cui era stata condannata, di valere ed essere amata da qualcuno.


Un gruppo di barbari pirati e una giovane ragazza in grado di sentire le loro emozioni.


All’amicizia e al senso di famiglia, l’autrice aggiunge un altro potente messaggio che è quello del rispetto e l’accoglienza per la diversità, del rifiuto del pregiudizio. Lei salvata e accolta proprio da pirati, considerati i rifiuti della società; loro stessi capaci di offrire la libertà a chi è ridotto in schiavitù; lei, una strega, perseguitata come tutte quelle come lei, eppure così altruista da sacrificare la propria vita per i suoi compagni e quelle come lei, nate per essere condannate.


«Eithnee una volta ha detto che ha creato Anne Bonny affinché diventassimo un esercito. L’ha fatto affinché potessimo portarla con noi in ogni battaglia, in ogni momento difficile. Per renderci libere, anche quando il mondo si rifiuta di vederci.»


Questa è una storia di coraggio, cambiamento, rinascita e di sfida a quel mondo che rinnega il diverso, perché spesso la diversità fa paura.
Come il mare e le stelle racchiude in sé l’incanto del mito (quello di Antikythera mi ha davvero intrigata), la meraviglia della storia e il sublime potere del fantasy che diventa un magnetico strumento per arricchire di significato una trama complessa e originale.

Una lettura che rende il lettore un viaggiatore del tempo, permettendogli di evadere e scoprire il fascino di una leggenda, fatta di uomini e speranza, di perdita ma anche di amore verso il mare, l’oceano che spesso è simbolo vita, con le sue impetuose burrasche, l’insidia della silenziosa bonaccia. Il mare che insegna ad affidarsi, a restare uniti e far germogliare così l’indispensabile senso di fratellanza in grado di salvare e che troppo spesso si dimentica.


Ci sono promesse e luoghi a cui sei destinato. Tornerai lì, sempre. E non importa quanto tempo passi, quanto lungo sia stato il viaggio… loro sapranno aspettare.


Ci sono libri che vibrano di emozioni dalla prima all’ultima pagina. In questa storia protagoniste assolute sono proprio le emozioni, raccontate in prima persona da Sam e Eithnee, attraverso i loro occhi, i loro cuore, mostrando ogni sfumatura della loro anima, di ciò che li muove nel loro intimo.

Il sogno di chi scrive è quello di saper scrivere suscitando emozioni in chi legge, raggiungendo il punto di fusione tra cosa lo scrittore voglia esprimere e la capacità di assorbimento emotivo di chi legge. Credo che in questa storia, perlomeno a mio avviso, l’obiettivo sia stato pienamente raggiunto.

Chapeau.

IL TAGLIATORE DI TESTE di Miss Black

IL TAGLIATORE DI TESTE di Miss Black

Titolo: Il tagliatore di teste
Autore: Miss Black
Serie: La autoconclusivo
Genere: Erotic
Narrazione: Prima persona (Onie)
Tipo di finale: Chiuso
Editing: Ottimo
Data di pubblicazione: Febbraio
Editore: Self publishing

TRAMA


Nella cittadina del Texas in cui vive Onie c’è un’unica grande azienda, un mobilificio che dà lavoro a molti degli abitanti, compresa la sua migliore amica. Quando l’azienda viene venduta e si annuncia una razionalizzazione del personale Onie, che scrive per un piccolo giornale locale, si offre di scoprire chi verrà lasciato a casa e usando quali criteri. Chiede un’intervista all’esperto di risorse umane – il “tagliatore di teste” – che la casa madre ha spedito in città per decidere chi tenere e chi licenziare e tenta di estorcergli qualche informazione. Sfortunatamente il tagliatore di teste si accorge del suo gioco. Ancora più sfortunatamente, è un uomo che non si fa scrupoli nell’usare il proprio fascino. Onie scoprirà presto che a scherzare con uno come lui le conseguenze possono essere imprevedibili…

RECENSIONE


Il pomeriggio in cui conobbi Riley Morgan mi sbronzai di brutto, ci finii a letto e mi ritrovai a dormire nuda sul divano della sua suite mentre lui parlava con i suoi due assistenti a un metro e mezzo di distanza. Purtroppo mi svegliai prima che se ne andassero. Se non l’avessi fatto mi sarei persa il momento più umiliante della mia vita fino a quel momento, pensate un po’. Ma facciamo un passo indietro, come dicono i giornalisti da due soldi (io ero una di loro).


Ennesima perla di Miss black che con questa storia trasporta il lettore nella realtà della provincia americana, vita semplice e gente di campagna. Il tipico paese dove sembra non succedere mai niente, in cui la maggior parte dei suoi abitanti lavora presso la stessa azienda, un mobilificio, che per la spietata legge di mercato del pesce grande che mangia quello piccolo. viene acquisito da un colosso del settore.

A razionalizzare le risorse interne sopraggiunge una società di HR. Faccenda che spaventa tutti perché si sa che “razionalizzare” è il preludio di licenziare.

A indagare sulla faccenda, quanto mai sospetta, si espone Onie, giovane giornalista locale che si ritrova faccia a faccia con Rylie Morgan, carismatico proprietario della società. Bello da far girare testa e intelligente in quel modo raffinato da farti dire o confessare cose di te senza neppure fartene accorgere.


Esatto, la sua società di consulenze aveva il suo nome, oltre che il suo cognome, tanto per rispondere a ogni vostra possibile domanda sulla grandezza del suo Ego.


Che accadrà tra i due? Già dalle prime righe del libro si scopre che a complicare tutto basta pochissimo, tipo un divano e un bicchiere di bourbon di troppo. Sul resto lascio al lettore scoprire la trama perché il piacere va sempre concesso (quando ci sono le condizioni, ovvio) e quando si tratta di Miss Black la faccenda è assicurata, anche perché in questo libro il tasso erotico è piuttosto alto. Ma non solo l’eros vola altissimo, perché come sempre questa autrice irresistibile come la panna nella brioche più morbida che si possa gustare (e pare che la panna le piaccia pure) una tematica tanto ostica quanto spietata ovvero il revenge porn.


Quello che aveva fatto poteva non essere un reato, ma era una cosa schifosa. Se fosse stata resa pubblica io sarei morta di vergogna, è vero, ma lui sarebbe stato linciato dalle donne di mezza America.


Un reato vigliacco e crudele che lascia spesso nelle vittime ferite irreparabili che non possono mai essere sminuite, mai parlare di “reazioni eccessive”, perché viverlo sulla propria “buccia”, come ama dire lei, è un’altra faccenda per cui meglio alzare le mani, astenersi dal facile giudizio e immaginarsi Onie per un giorno. Un’ingenua ragazza di provincia, una “campagnola” come viene definita da lui, sedotta fino al midollo (e anche in modo stratosferico, va detto) per poi ritrovarsi inghiottita in una spirale oscura, quella dell’abisso più nero: scegliere se sopravvivere o lasciarsi affondare non sarà per nulla facile.


Non ero triste, arrabbiata, disgustata. Non-ero. Ma sotto quello spesso strato di nulla, soffrivo. Provavo un dolore costante, cronico. Una pena dell’anima che scorreva sotto alla cappa grigia in cui vivevo.


Ma si sa che le donne di Miss Black si amano proprio per la loro capacità di salvarsi da sole. Un saliscendi di incontri fatali tra sedili di auto e camere di albergo, in un viaggio così bello da togliere il fiato. Perché tutto sembra molto diverso da quello che in realtà è, perlomeno così pare. Capire quale sarà l’elisir da poter raggiungere sarà bellissimo.


Stava solo a me cercare di essere felice e dopo aver imparato che non importa che cosa pensano di te gli altri; quello che conta e che cosa tu pensi di te.


E non solo per Onie, ma anche per Rylie. Perché le lezioni di imparano meglio se condivise, no? Una storia da leggere in una serata, ma da ricordare una vita.

Miss black stupisce sempre.

RODERICK, BASTADO VERO di Anna Chillon

RODERICK, BASTADO VERO di Anna Chillon

Titolo: Roderick, bastardo vero
Autore: Anna Chillon
Serie: La autoconclusivo
Genere: Dark Romance
Narrazione: POV alternato (Allison e Roderick)
Tipo di finale: Chiuso
Editing: Ottimo
Data di pubblicazione: 18 novembre 2022
Editore: Self publishing

TRAMA


«𝙌𝙪𝙖𝙣𝙩𝙤 𝙥𝙚𝙣𝙨𝙞 𝙙𝙞 𝙫𝙖𝙡𝙚𝙧𝙚, 𝘼𝙡𝙡𝙞𝙨𝙤𝙣? 𝘾𝙤𝙨𝙞̀ 𝙥𝙤𝙘𝙤 𝙙𝙖 𝙨𝙖𝙘𝙧𝙞𝙛𝙞𝙘𝙖𝙧𝙩𝙞 𝙥𝙚𝙧 𝙦𝙪𝙚𝙡𝙡𝙤 𝙘𝙝𝙚 𝙘’𝙚̀ 𝙣𝙚𝙡𝙡𝙖 𝙘𝙖𝙨𝙨𝙖𝙛𝙤𝙧𝙩𝙚?»

𝘓𝘦𝘪, confinata in una villa piena di segreti.
𝘓𝘶𝘪, un delinquente con un unico scopo.
𝘜𝘯𝘢 𝘳𝘢𝘱𝘪𝘯𝘢: la svolta della loro vita.

***

𝗔𝗹𝗹𝗶𝘀𝗼𝗻

Irruppe in casa, sprezzante, con i suoi occhi neri come la notte che mi fissavano dai buchi del cappuccio.
Lo spavento iniziale fu nulla, in confronto a ciò che accadde poi. Rubò e spezzò molto più di quello che aveva in programma: segreti, vite, fragili equilibri.
Tentai di combatterlo, ma 𝘭𝘶𝘪 fu capace di leggermi dentro e rubarmi perfino la ragione… fino a diventare la mia ossessione.

𝗥𝗼𝗱𝗲𝗿𝗶𝗰𝗸

Avevo un piano.
Io e Denny entrammo in quella casa come i cagnacci senza remore che eravamo, facendo di 𝘭𝘦𝘪 e dei suoi amici i nostri ostaggi. Capii subito che era diversa da ogni altra, eppure questo non la risparmiò: nulla avrebbe potuto fermarmi. Ero addestrato per raggiungere i miei obiettivi.
Finché il mio obiettivo diventò 𝘭𝘦𝘪. Ma per averla, dovevo prima riavere la mia vita.
Solo allora, tutti noi, avremmo potuto riprendere a respirare.

RECENSIONE


Ero sbagliato, non insensibile. Avevo cominciato a farmi un’idea delle persone, a capire quando meritavano la mia clemenza e il mio rispetto e quando invece si erano guadagnati tutto il mio sadismo, colpevoli fino all’osso.


Poche parole ma ben chiare che mirano al centro, senza margine di errore, dando al lettore un’idea precisa del protagonista di questo romanzo, Roderick, bastardo vero. Un tipo niente male da rasentare la perfezione, credetemi, grazie al quale Anna Chillon ritorna ai suoi lettori dopo Falling Down, L’Educatore, storia originalissima e di notevole spessore di cui vi abbiamo parlato in occasione dell’uscita con particolare entusiasmo nel nostro blog. Stavolta il ritorno sulle scene del self publishing italiano la signora Chillon lo fa con un libro diverso, un romance suspense contraddistinto da tonalità dark e sfumature suspense, a dir poco magnifico.

Un terreno a lei particolarmente congeniale quello del genere romance, tratteggiato da sfumature piuttosto oscure, in cui il conflitto personale che si trovano a fronteggiare i due protagonisti è un innesco perfetto, tale da indurli a intraprendere un viaggio interiore quasi impossibile, intessuto di limiti da superare che diventa sfida estrema per entrambi. Un percorso ad ostacoli tanto duro quanto necessario al loro cambiamento e all’accettazione, in egual misura, di quello che li unirà.


«Dove passo io si rompe qualcosa che non si può più rimettere insieme. Un osso, una dignità, una vita…» Ebbi il forte presentimento che non avesse esagerato affatto e che nemmeno la mia vita sarebbe stata più la stessa dopo di lui.


Un passaggio che riassume il legame che metterà in relazione i due protagonisti, entrambi centratissimi e messi a fuoco, non solo con dovizia di particolari ma con un realismo spiazzante.
Allison, giovanissima ragazzina, divenuta remissiva da un patrigno spietato e abituata ad ubbidire per sopravvivere, attanagliata da un senso di colpa e conseguente inadeguatezza che la rendono la vittima perfetta.
Ma siamo sicuri che essere spezzati non offra anche le armi per essere alienati dal dolore, quasi da divenirne immuni? Quanto aver raggiunto il limite della sopportazione rende in realtà forti, lucidi?


Tutto sembrava terribilmente fragile in lei: i capelli sottili e scuri dai riflessi mogano, l’ovale del viso e gli arti, sempre a serrarsi sul corpo, come volesse occupare il minor spazio possibile su questa terra. Era una cosina così…


A dar voce a questo pensiero il protagonista, Roderick, alias Glock, due facce della stessa medaglia. Due anime nello stesso corpo, la superficie e la profondità, la bugia e la verità, come la luce e il buio che si avvicendano fino a compenetrarsi e creare molteplici sfumature. Un uomo indurito dalla vita che si offre senza veli, senza inganno alcuno intrigando in modo sconvolgente.
Sadico, determinato, dopato di adrenalina, animato in modo feroce dal sentore della paura altrui, e per questo sempre in ascolto del battito del cuore delle sue vittime, degli spasmi del respiro, attento ad ogni minimo dettaglio, maniaco dell’osservazione e del controllo. Un animale sempre in fuga, dotato di un fine istinto che usa per annusare le sue prede, e vedere oltre l’apparenza.


«Il mio vecchio mi diceva sempre di ricordarmi che al mondo ci sono due categorie di bastardi: quello vile, opportunista, che tende sempre a prendere la via più comoda ed è capace di cambiare bandiera secondo come tira il vento, perché è un vigliacco. Ha paura. Mi sa che è questo il tipo che conosci tu, capace di prendersela solo con chi è più debole.» Tirò il guanto sistemando le dita. «Poi c’è il “bastardo vero”: bastardo fino in fondo, a cui non frega un cazzo di niente, che non puoi comprare o corrompere. A questo tipo di bastardo non importa se chi ha di fronte è più grosso di lui. Se anche ha paura, la ingoia e se ne frega, e va avanti per la sua strada. Perciò hai ragione, tesoro, sono un bastardo, ma di un tipo che tu non conoscevi ancora.»


L’autrice ha creato ad arte una storia di vendetta e rinascita a cui non si può restare indifferenti, che emoziona a tinte forti e che allo stesso tempo cattura il lettore senza che lui se ne accorga, perché il racconto fluisce a ritmo serrato, senza sosta come a volerne sempre di più.
Dialoghi scanditi in modo impeccabile, che danno personale voce ad ogni personaggio con maniacale attenzione. Ognuno con il suo volto ben definito, la sua perfetta personalità, le sue paure, desideri, fragilità, caratteristiche. Una capacità descrittiva così raffinata che si estende a tutti i personaggi comprimari, tra cui Rev (alias Denny), fino a Wolf, Reece e Janine. Ognuno prende vita di fronte al lettore.


«So come ci si sente a essere l’unica abitante di un inferno speciale, tutto tuo, dove sei sola soletta. Quali scuse inventi per restarci? Che sei troppo debole? Che è troppo pericoloso? Non sarà che ci stai comoda?»


Un romance magnetico, che conferma quanto questa scrittrice sia in grado di rendere speciale una trama che potrebbe essere scontata ma che tra le sue mani diventa un tesoro da scoprire, una cassaforte da aprire, grazie anche allo stile magistrale di scrittura che rende ogni scena chiara e viva, come un film.

Anna Chillon non si accontenta di scrivere, lei scava l’anima dei suoi protagonisti dopo averli resi deboli, inermi dinnanzi alle loro fragilità, paure, incubi. Spogliati delle loro certezze, chi salva chi? Siamo sicuri che guardare in faccia chi abbiamo davanti basti a credergli oppure un’identità nascosta, un volto celato da un cappuccio può avere la forza di sovvertire le nostre convinzioni, di cambiarci?


Che diavolo fai, gattina? Appoggiai la nuca al cuscino e la ricambiai, scrutando in quello sguardo un po’ perso e un po’ curioso. Lei mi resse e per diversi momenti rimanemmo a osservarci così, quieti, in un contemplare che pareva un toccare, quando toccare può significare sfiorarsi, respingersi e ferire, o in extremis aggrapparsi. Cosa vedi? Cosa mi vuoi dire, gattina?


Allison, “la gattina” pronta a tirare fuori gli artigli come anche lo spietato Glock, che si alterna al Roderick ragazzo, capace di atti di gentilezza. Un dualismo ricorrente che solca profondità inaspettate e predomina per tutto il racconto, avvincendo senza sosta.


Mi sentii struggere, spiazzata da quella sua capacità di essere così violento, e l’attimo dopo così tenero e intenso. Uno come lui, come poteva esserlo? Era stato quello ad avermi rovinata, fin da quella carezza di un polpastrello fuoriuscito da un guanto nero. A quella delicatezza non sapevo resistere, perché curava le mie ferite, ma per farlo le riapriva.


L’evoluzione dei personaggi è accurata, un’operazione scandita in tempi perfetti, che consente loro di restare sé stessi seppure cambiati profondamente, alla fine.
La profondità psicologica colpisce e lo fa attraverso le azioni, oltre che mediante parole e pensieri, permettendo al lettore di percepire e comprendere le dinamiche umane di ogni personaggio, coerente fino all’ultimo.

Un libro potente, dove c’è tutto, ci si aspetta di tutto e, soprattutto, si vuole tutto: azione, romanticismo, tensione altissima, terrore, istinto di sopravvivenza, paura di morire, ricerca di salvezza, desiderio carnale, senso di colpa e di inadeguatezza, voglia di tenerezza, profonda complicità e un cinico sarcasmo così impeccabile da spiazzare.
Ma soprattutto, il messaggio che emerge forte è la consapevolezza che cedere ai sentimenti non rende deboli, anzi.


Il fatto è che al dolore non gliene frega un cazzo di quanti anni hai, quando arriva arriva, e si mangia la tua fanciullezza e le tue illusioni… ma non i tuoi sogni. Se hai abbastanza palle, i tuoi sogni te li tieni stretti. E lei ce le aveva, per questo finivamo sempre col fare scintille.


Se le emozioni sono spesso effimere, momentanee, i sentimenti sono le radici del nostro modo di essere, che ci mostrano i percorsi da seguire e i traguardi da raggiungere. Il desiderio, l’amore sono le motrici per conoscerci meglio, per connetterci alla nostra essenza anche se rotta, spezzata, ma rimettere insieme i pezzi può acquisire il significato di una, anzi due vite.

Uno dei più bei libri letti quest’anno, in assoluto. Una storia da leggere perché impossibile da dimenticare.

Chapeau.

IL SEGRETO DELL’ACQUA & VIAGGIO IN EGITTO, Liuma il Leone di Pietra, di Fleur du Mar

IL SEGRETO DELL’ACQUA & VIAGGIO IN EGITTO, Liuma il Leone di Pietra, di Fleur du Mar

Titolo: IL SEGRETO DELL’ACQUA & VIAGGIO IN EGITTO
Autore: Fleur du Mar
Serie: Liuma, il leone di pietra
Genere: Historical Romance
Narrazione: Terza persona
Tipo di finale: aperto
Editing: Ottimo
Data di pubblicazione: Novembre 2022
Editore: Self publishing

TRAMA


Il segreto dell’acqua

“Un amore delicato come le ali di una farfalla. Un segreto che l’acqua custodirà gelosamente.”

Kata e Sargon dopo diversi scontri hanno ceduto di fronte all’evidenza, ma Kata deve ancora scacciare i timori legati a un passato che non ha dimenticato.
“Il segreto dell’acqua” è una breve novella MM, romantica e sensuale che rappresenta una scena Extra del romanzo principale “Liuma”.

Viaggio in Egitto

È la luce che genera le ombre…

Malnigal, giovane principessa babilonese, inesperta e ambiziosa, e il suo fratellastro, Sargon, vengono inviati alla corte dell’uomo più potente dell’epoca, il faraone Akhenaton. Ma cosa si cela nella splendente città dedicata al dio Aton?
Gli avvenimenti di questa novella si svolgono due anni prima rispetto a quelli del romanzo “Liuma”.

RECENSIONE


Dopo aver viaggiato nel tempo con Fleur du Mar e aver conosciuto la storia di Liuma e Malnigal, era impossibile non leggere le due novelle che sono seguite alla pubblicazione del romanzo. Liuma, Il Leone di Pietra, è un libro unico per molti aspetti, soprattutto per la sublime interpretazione che l’autrice ha offerto di una parte fondamentale di storia antica, che tratteggia con grande sapienza figure e luoghi che hanno lasciato un segno nel tempo tangibile. Re, regine e culture di antiche civiltà che, come ho avuto modo di raccontare nella mia recensione, hanno rappresentato le fondamenta del nostro mondo. Le due novelle che sono seguite sono a corollario di un progetto di enorme spessore che conferma le capacità di un’autrice bravissima.

IL SEGRETO DELL’ACQUA, novella 1

In queste poche ma intense pagine finalmente trova spazio l’amore di due tra i più bei personaggi del romanzo di Liuma, ovvero Kata e Sargon. Due figure di grande personalità e carisma che spiccano in modo diverso: Sargon, principe babilonese, devoto fratello di Malnigal, regina a cui ha dedicato e sacrificato parte della sua giovane vita; Kata, irreprensibile e fidato generale delle guardie del re, uomo solido dal passato tormentato. L’uno giovane e di una bellezza sfacciata, l’altro più maturo e di una fisicità dirompente.


Kata e Sargon si erano scontrati moltissime volte, si erano picchiati in modo duro, avevano litigato e si erano feriti a vicenda; eppure non erano mai davvero riusciti a ignorarsi.


Entrambi devoti, coriacei e combattenti. Entrambi persi in un sentimento difficile da accettare. Leggere la novella che li vede protagonisti è come condividere un’intimità rubata, un momento in cui due persone cedono pian piano le armi ad un sentimento intenso e inesorabile.


Tra loro due il più insicuro e fragile era proprio colui che aveva sempre dato prova del contrario. Il principe aveva paura, ma, mentre i timori di Kata erano molto concreti, quelli del babilonese erano decisamente più insidiosi.


Bellissimo il modo in cui l’autrice descrive la passione crescente, le incertezze, le esitazioni che avvolgono la mente di Kata; dall’altra parte, sensuale fino allo stremo il modo disinibito di Sargon di far capitolare Kata, spezzando le catene delle sue paure, a rompere gli argini di una passione innegabile, fino a permettere che siano i sensi e il cuore a condurre il gioco.


«Puoi prendere tutto ciò che vuoi. Sono tuo» gli rispose con voce tremula e Sargon suggellò quella confessione con un bacio rude e affamato. «Sì, è così. Mi prenderò tutto e ti darò tutto di me, stanotte.»


Una delle più belle scene della novella ha per palcoscenico l’acqua, simbolo per eccellenza della vita, della rinascita e della purificazione. Elemento ricorrente in moltissime religioni e culture, l’acqua incarna il principio femminile, sia per gli aspetti legati alla fertilità, sia per il carattere liquido, puro, adattabile e ricettivo. Una scelta di raffinato spessore. Bellissima.

VIAGGIO IN EGITTO, novella 2


Sargon fece scorrere la punta delle dita sul collo della giovane, accarezzandone con lo sguardo le forme generose che negli ultimi anni l’avevano resa una delle donne più belle della Mesopotamia. Era bella, Malnigal, bella da togliere il fiato. Un dolore per gli occhi e per il cuore.


In questa novella l’autrice ci riporta indietro nel racconto per capire la natura del legame che unisce Sargon alla sorella Malnigal. Un viaggio in terra d’Egitto che avviene prima dell’incontro con quello che sarà il futuro sposo Liuma, che cambierà i destini di tutti.

Difficile restare indifferenti al cuore spietato di una principessa pronta a tutto per il potere, come anche impossibile non commuoversi per l’amore viscerale che il fratello nutre per lei. Un rapporto ossessivo, il loro, fatto di odio e amore, di complicità, intesa, protezione che in un crescendo di insidie e pericoli diventa una guerra per la sopravvivenza.

Sopravvivere a cosa? Non solo alla morte ma anche ad un cuore spezzato, ad un dolore che lacera l’anima e ad un ricordo che unirà entrambi in modo indissolubile. La narrazione travolge il lettore, che non può distogliere l’attenzione da quanto avviene, seppur crudo e sadico. Eppure, anche dietro gesti che appaiono di un’efferatezza incommensurabile si celano le ragioni di un cuore ancora incapace di amare perchè congelato per dare ogni goccia di sangue per restare in vita in un mondo spietato, sopraffatto dalla volontà degli uomini.


«Siamo in guerra» replicò lei e nei suoi occhi vi scorse dolore e una maturità che fino a quel momento non aveva mai posseduto. «Ho peccato di ingenuità, non ripeterò quest’errore una seconda volta. Se prima desideravo sedurre il faraone per acquisire più potere, adesso lo voglio per vendetta e non mi fermerò fino a quando non l’avrò ottenuta.»


In attesa di scoprire cosa ci riserveranno gli altri romanzi di questa storia appassionante, scritta da una penna, Fleur du Mar, inappuntabile.

IL DUCA DELLE OMBRE di Adele Vieri Castellano

IL DUCA DELLE OMBRE di Adele Vieri Castellano

Titolo: Il duca delle ombre
Autore: Adele Vieri Castellano
Serie: La Confraternita dei Leoni
Genere: Contemporary Romance
Narrazione: Terza persona
Tipo di finale: Chiuso
Editing: Ottimo
Data di pubblicazione: 27 ottobre 2022
Editore: Self publishing

TRAMA


Lady Alexandria Herbert, vedova del conte di Hislop, ha il compito di proteggere il fratello sempre nei guai. Per questo, una mattina all’alba, è costretta a presentarsi ai Battersea Fields.

Sua Grazia il duca di Radnor ha combattuto fieramente a Waterloo, è l’uomo di fiducia di Sua Altezza il Reggente e, soprattutto, non bara mai a faraone.

Un uomo, una donna e una partita a scacchi. Chi sarà il vincitore?

RECENSIONE


In quel momento lui, il colonnello Aidan Maximilian Bodvile Robartes, X conte di Waldgrave, III marchese di Folkestone e XII duca di Radnor, diede il suo ordine. «Household, carica!» e affondò gli speroni nei fianchi di Keiron che si lanciò in avanti saltando la siepe a una velocità spaventosa.


Servono poche pagine a permettere al lettore di immergersi in un’epoca in cui il valore degli uomini spesso si esprimeva nel campo di battaglia, tra il coraggioso senso di patriottismo e l’umana paura di non fare ritorno a casa, ai propri affetti. Un periodo storicamente ricco e affascinante, quello che segnò l’inizio della fine dell’impero di Napoleone, che fa da scenario al primo romanzo “Il duca delle ombre” a firma di Adele Vieri Castellano, autrice amatissima che apre le danze, anche in senso letterale, alla serie “La Confraternita dei Leoni”.
Un progetto di cui vi abbiamo parlato anche nel nostro gruppo Facebook qualche settimana fa, grazie all’intervista di tre mirabili ambasciatrici della serie, tra cui Pitti Duchamp, Anna Grieco e appunto Adele Vieri Castellano. Una chiacchierata in cui parlammo della pubblicazione dell’antefatto della serie, appena uscito, che prometteva di coinvolgere con ardore gli amanti del romance, fin nel profondo. E così è stato.


C’era qualcosa di singolare nel suo sguardo oscuro, profondo come l’acqua di un pozzo. Si perdeva spesso nel vuoto o su una parete, e lui sapeva che su di essa scorreva il passato e vi si uccidevano i fantasmi; oppure poteva incrinarsi di colpo in un sorriso affettuoso, come una folata di calore che scioglie una lastra di gelo, anche se il resto del volto restava inespressivo e grave. 


Già dalla scelta del titolo si evince la figura enigmatica e oscura del protagonista di questa storia, il duca di Radnor, per gli amici Aidan. Tanto scontroso quanto silenzioso, amante della lettura, amico fidato e guerriero pronto a morire per il suo paese, di questo personaggio la bravura magistrale dell’autrice offre un profilo perfetto che pagina dopo pagina si delinea con coerenza, fino all’incidente scatenante, una resa dei conti attraverso un duello, apparentemente facile per lui.
Ma nulla in questa storia è quel che sembra essere: dietro veli, maschere, sguardi si celano verità, si tengono stretti segreti inconfessabili che segneranno il destino di ogni personaggio, non solo dei protagonisti.


Quella donna gli faceva prudere le mani. No, gli metteva addosso agitazione e rabbia, lo irritava con le sue domande e con quell’atteggiamento superiore. Non era una donna comune, una di quelle che si dimenticano. Irritante, ecco la parola giusta. Lo irritava con i suoi sguardi interrogativi, di rimprovero o di biasimo. Nessuno lo aveva mai biasimato e lei lo faceva di continuo. Lo giudicava, lo soppesava. Lo aveva battuto a scacchi. Era troppo giovane per essere vedova, eppure lo era.


Una donna indipendente, tenace e anticonformista, educata perfettamente e arricchita di esperienza, di passioni e di viaggi, aspetti che la rendono un personaggio di raffinato spessore. Dotata di una bellezza eterea ma contraddistinta da un piglio deciso, la contessa Lady Alexandra Hislop graffia fin dalla sua prima apparizione; lei che seppure giovane e già vedova è pronta a sacrificarsi per chi ama, capace di atti di un coraggio folle.
Sì, giusto parlare di follia perché il primo incontro che segnerà l’incontro tra la contessa Alexandria e Aidan sarà uno sconsiderato gesto di pazzia.  


Lady Hislop non voleva essere dominata, possedeva forza di volontà e grande intelligenza, come un mazzo di rose che nasconde le spine. Lui però avrebbe tanto voluto dominarla.


Lei orgogliosa e a suo modo protettiva, lui vittima di un passato che lo ha emotivamente menomato, entrambi disillusi dalla vita e impreparati a fronteggiare sentimenti dirompenti. Cosa potrebbe accadere a due personalità tanto forti quanto ricche di carisma? Scontrarsi è inevitabile, accettarsi difficile, desiderarsi impossibile.
Eppure, Adele Vieri Castellano ha costruito una storia intensa, fatta di attese, sensuali sfioramenti, desiderio, tentazione, travolgente passione che incanta il lettore per il modo garbato ma anche deciso di entrare nel cuore di chi legge.


«Ti riconoscerei fra mille» le sussurrò, abbandonato contro di lei. «Non sei un sogno, vero?» «No» gli ripose con tono rauco, perché era tutta sensi, niente voce.


Ad amplificare l’intensità del romanzo, dialoghi perfetti e ritmati ad arte, magnifici paesaggi, suggestive ambientazioni descritte con maniacale accuratezza tanto da materializzarsi nella mente di chi legge, fino a che la magia dell’evasione dalla realtà attraverso la lettura ha il suo compimento.


L’odore della cera d’api, della carta e delle antiche copertine di cuoio ebbe su di lui un effetto calmante; lo annusò come avrebbe fatto un profumiere in un campo di lavanda.


La storia condensa alle tonalità romance delle venature suspence, mischiate a un pizzico di giallo, senza dimenticare il forte contributo di autentiche vicende storiche che rendono ancora più appassionante la lettura.


«Per me tu sei l’essenza di quella bellezza, la sua sostanza, la sua luminosità calda e intensa come una fiamma. Non sei che una donna e io, purtroppo, non sono che un uomo.»


Aidan e Alexandra sono i privilegiati testimoni non solo di una serie che convince e cattura sotto ogni punto di vista ma anche dell’ingresso nel genere storico, di epoca regency, di una penna fuori classe, che ci auguriamo fortemente possa offrirci altri racconti così, indimenticabili.

Alla prossima storia, tra uomini valorosi e donne pronte a tutto per la loro dignità. Un grande augurio a tutte le autrici di questo bellissimo progetto, che inaugura con grande classe.

ARCOBALENI ZEN di Vera Demes

ARCOBALENI ZEN di Vera Demes

Titolo: Arcobaleni Zen
Autore Vera Demes
Serie: autoconclusivo
Genere: Contemporary Romance
Narrazione: Terza persona
Tipo di finale: Chiuso
Editing: Ottimo
Data di pubblicazione: Ottobre 2022
Editore: Self publishing

TRAMA


Una giornata di pioggia da dimenticare.
Sofia Dupré, trentatreenne italiana, un marito affascinante, una figlia dodicenne, un labrador di nome Bree, una grande casa nel New Jersey e una zavorra di progetti mai realizzati, scopre all’improvviso che la realtà è ben diversa da ciò che appare.
Il suo matrimonio è una farsa.
Una valanga che la travolge e la lascia stordita, confusa e senza direzione.
È difficile reagire se per anni hai rinunciato a te stessa. Ed è ancora più difficile se sei lontana migliaia di chilometri da casa, senza riferimenti, senza affetti e senza certezze.
Ma la forza della disperazione può portare a scelte inaspettate.
Ed è così che Sofia si rimbocca le maniche per riprendersi la vita.
Unica regola: stare alla larga dagli uomini.
Però si sa, non sempre si ottiene ciò che si vuole.
Una serie di eventi inaspettati la costringe a relazionarsi con Adam Bullock, affascinante trentaseienne, padre single, reporter d’assalto, misterioso, sensuale e pieno di sorprese.
Tra obblighi genitoriali, insegnamenti zen e inaspettati abbracci, in una New York autunnale e molto romantica, Adam e Sofia si svelano l’un l’altra in una complicità che scalfisce le reciproche difese.
Ma la minaccia è dietro l’angolo. E forse sarebbe stato meglio chiudere per sempre la porta del cuore.
Lasciare andare ciò che può far male.
Sofia deve decidere. E Adam diventa solo un ricordo.
Ma forse è il ricordo più dolce che le sia rimasto.
Qualcosa per cui lottare.
Un arcobaleno bellissimo in un giorno di pioggia.

RECENSIONE


Arcobaleni Zen, di Vera Demes richiama già dal titolo ad una riflessione profonda su una combinazione originale di due parole che nascondono profonde accezioni: la bellezza di qualcosa creato dalla natura che arriva inatteso dopo un temporale; la parola Zen, parola giapponese che significa meditare e che ricorda un particolare stile di vita, che riduce la vita all’essenziale prediligendo quanto ci faccia stare bene.

Un connubio particolare che lascio al lettore la sorpresa di scoprirne il senso mentre offrire un pensiero su questa storia resta un mio gradevolissimo piacere. Vera Demes ritorna al suo pubblico e lo fa offrendo un romanzo non facile, duro, in parte angosciante, come lo sono certe situazioni che descrive e che non potrebbero essere diverse, visto che affronta una tematica tanto dura quanto purtroppo conosciuta: la violenza sulle donne all’interno di una coppia.
Un argomento spesso protagonista di articoli di cronaca che riportano episodi al centro dei quali a subire violenza sono le donne che vivono in casa con marito e figli. Proprio quello che accade a Sofia, protagonista in molti sensi di questo romanzo intenso, che si trova a scoprire di avere accanto un uomo manipolatore, narcisista che col tempo l’ha isolata da tutti, dalla sua famiglia, dai suoi affetti, dai suoi sogni. Un piano purtroppo tipico di chi, come Gerard, crede di possedere una persona alla stregua di un oggetto di sua proprietà.

La loro relazione nasce sulle basi di un disegno quasi machiavellico: un giovane uomo ambizioso e di estrazione borghese che trova una giovane ragazza bellissima ma soprattutto dall’indole buona, remissiva e per cui controllabile, su cui poter esercitare potere. Una personalità perfetta per essere una moglie ideale, una madre accudente e una donna da prevaricare. Un progetto che delinea già dalla sua genesi lo schema di un predatore che annusa la preda, scegliendola fra altre fino a catturarla, senza che lei possa accorgersene.


Ed era vero. Si era scelta un uomo anni luce lontano da lei e da ciò che aveva sempre immaginato per sé. Aveva rinunciato alle proprie ambizioni scommettendo sulla famiglia. Ma l’amore era anche questo. Vivere seguendo il cuore, ribaltare le certezze mandando all’aria ogni progetto.


L’amore è anche questo? Inevitabile farsi questa domanda. Posta la questione così, la risposta è difficile perché se da una parte cambiare prospettiva per chi si ama può anche essere positivo, dall’altra snaturarsi fino a rinunciare ai propri desideri, alle attitudini che ci definiscono e che ci fanno stare bene è quanto mai innaturale, e soprattutto denota chi ci è vicino.

Chi ci chiede questo sacrificio? Chi probabilmente non ci ama per come siamo, chi non rispetta le nostre aspirazioni fino a pretendere di cambiarci e allontanarci dalla nostra essenza, adducendo magari che lo fa per il nostro bene, per amore. Un segnale che dall’esterno può essere evidente per gli altri, ma molto meno per chi è coinvolto, ritrovandosi vittima come Sofia e accorgersene fin troppo tardi.


D’improvviso si sentì sospesa, senza direzione, sganciata dal proprio corpo e capace di osservarsi con distacco, una donna elegante, il cappotto verde, gli stivali in pelle morbida, la borsetta di marca e l’aria persa, in piedi accanto a una costosa automobile, il vento freddo sul viso e la sensazione di non conoscersi più. Chi era quella donna? Chi era veramente?


È risaputo che la violenza in seno alla coppia compare in modo graduale, con il passare del tempo. Si stabilisce un modello relazionale di tipo tossico, proprio come avviene tra Gerard e Sofia, in cui lei tende a essere sottomessa a lui che invece tende a prevalere in modo coercitivo, a possedere. E non solo con lei. Gerard è un tipo aggressivo, rabbioso, prevaricatore con tutti, anche con chi lo ama davvero, nonostante le umiliazioni di essere una mera amante.


Come aveva fatto a essere così ingenua? Gerard non era un uomo tranquillo, non lo era mai stato.


Il percorso di Sofia, la scelta di fuggire diventa sempre più difficile soprattutto per l’esistenza nella vita di sua figlia, Amanda, amatissima ma anche molto viziata, con cui ha un rapporto piuttosto compromesso. Tra le varie ragioni, che non siano solo il momento critico dell’adolescenza, anche la distanza emotiva che la ragazzina, quasi inconsapevolmente, percepisce in famiglia. Infatti, l’assenza sia fisica che mentale di Gerard rispetto alla moglie e alla figlia, genera uno squilibrio nel nucleo che cresce progressivamente, addossando inesorabilmente maggiore responsabilità a Sofia, forse troppo fragile e confusa per poterne subire il peso. Forse troppo spogliata della sua sicurezza e dignità per poter aiutare altri, oltre sé stessa.


«Adesso voglio che mi parli di tutte le cose che ti sei persa». Adam si era allungato contro lo schienale della seggiola e la esaminava attento. «Le cose che mi sono persa?». Sofia arrossì di nuovo, affascinata dalla sua energia arrembante, un nucleo di bellezza che lo avvolgeva rendendolo vivo. Ed era bello. Sì. Stare con lui la rasserenava. E la emozionava. Anche se si sentiva una neofita senza esperienza, come se non fosse mai uscita con un uomo prima di allora.


Gentile, diretto, sempre alla ricerca della verità, nella vita come nella sua professione, calmo ma anche determinato, padre presente e fratello complice. Una figlia, Lily, avuta da una relazione chiusa improvvisamente con una donna che si è dimenticata di entrambi. Tosta e dalle idee molto chiare, Lily rispecchia al meglio quanto le è stato insegnato in famiglia, come l’indipendenza di pensiero, la meraviglia di essere diversi, il rispetto per gli altri. Proprio lei, detta cyborg a scuola per essere diversa dalle altre per il colore della pelle e quello degli occhi, azzurri come il cielo. Lei oggetto di cattiverie, tanto piccola quanto forte. Una piccola ragazzina grazie a cui la coetanea Amanda, arrabbiata e delusa, conoscerà il valore dell’amicizia. Il rapporto tra Lily e Amanda segue speculare quello tra i genitori, tanto diversi da essere destinati a dividere e condividere esperienze, a scoprirsi incredibilmente attratti l’uno dall’altra.

Adam rappresenta il primo raggio di sole che Sofia vede dopo moltissimo tempo. Un sole troppo a lungo dimenticato e che riesce quasi a spaventarla perché quando un manipolatore acuto come Gerard fa bene il suo compito riesce a togliere in chi si affida a lui ogni certezza, anche quella di meritarsi qualcosa di bello.


Ho commesso un mucchio di errori e mi sono raccontata un mucchio di bugie. Non ho voluto vedere ciò che era evidente. La colpa è mia se sono finita così». «Non c’è mai una colpa quando si subisce violenza». La voce di lui si spense nel brusio del locale e lei ammutolì. Si vergognava. Perché alla fine aveva fallito in tutto. Solo sua figlia. Solo lei. Amanda era l’unica certezza che avesse.


La propensione agli altri e la capacità di vedere oltre la superficie di un bel cappotto verde definisce Adam, come anche sua sorella Margie, personaggio comprimario che nella storia più volte sarà il mentore di entrambi, con il suo approccio alla vita pacifico e zen, sempre orientato a dare un significato ad ogni avvenimento che accade, anche il peggiore.


«Che bisogna imparare a vedere la luce anche quando ci sembra che tutto sia buio». «Tua sorella è molto saggia». «Mia sorella è molto zen».


Arcobaleni Zen è un viaggio nei meandri più oscuri e nascosti delle relazioni tossiche, dei legami disfunzionali che spesso rendono impossibile la vita di chi ne è vittima. È anche una storia di speranza, una luce che squarcia il buio, e che si scompone nei mille colori di un arcobaleno che sopraggiunge dopo un temporale oscuro, e che rifrange le tonalità di cui è composto l’amore, quello vero, come il rispetto, la fiducia, la stima, il compromesso, l’attesa, la pazienza, la condivisione, la bellezza della diversità.
L’amore è dunque sempre imperfetto, ma in questa sua imperfezione può essere “perfettamente imperfetto”.

Grazie Vera di questa storia sulle e per le donne.

GEOMETRIE VARIABILI di Pitti Duchamp

GEOMETRIE VARIABILI di Pitti Duchamp

Titolo: Geometrie variabili
Autore Pitti Duchamp
Serie: autoconclusivo
Genere: Narrativa, Contemporary Romance
Narrazione: Terza persona
Tipo di finale: Chiuso
Editing: Ottimo
Data di pubblicazione: Ottobre 2022
Editore: Words Edizioni

TRAMA


Cosa succede se, all’improvviso, vengono meno tutti i punti di riferimento della tua vita?

Viviana, manager in carriera, da un giorno all’altro si trova costretta a fare i conti con tutto ciò che ha lasciato in Italia quando, otto anni prima, è andata via. Soprattutto con la figlia Atena, una dodicenne troppo perfetta per avere la normale vita di un’adolescente, che viene seguita come un’ombra dall’amica Celeste, talentuosa ma troppo ingenua, a sua volta provata dalla perdita della madre e dal rapporto col padre Silvano.

I quattro si trovano così a dover circoscrivere un nuovo concetto di famiglia, perdendo pezzi e guadagnandone altri, ricomponendosi in figure geometriche più solide e sfaccettate. E se la sfortuna, per una volta, lasciasse il passo al destino e a una seconda occasione per essere felici?

RECENSIONE


L’amore concede sempre seconde possibilità.


Il significato di questo romanzo potrebbe racchiudersi in questa frase, un richiamo a pochi ma fondamentali concetti. Da una parte l’amore, da concepire nelle sue estensioni più ampie, ovvero l’amore genitoriale, quello tra marito e moglie, tra amiche, ma anche l’amore verso la vita, verso sé stessi.

Geometrie variabili, ultima opera di Pitti Du Champ, conferma con semplicità la complessa e raffinata sensibilità di un’autrice bravissima, capace di offrire una storia che riassume moltissimi aspetti che segnano la vita di tutti noi, quasi come fosse il percorso simbolico di tutte le fasi che un individuo è chiamato a percorrere durante la propria esistenza: la crescita, l’evoluzione personale, la perdita di chi amiamo, la faticosa elaborazione del lutto, il primo amore, le prime delusioni, i laceranti sensi di colpa, la gioia di poter ricredere alle proprie certezze, il bruciore del tradimento, la rinascita emotiva, il valore incommensurabile dell’amicizia, il complesso universo della famiglia, l’umiliazione sociale, il senso di protezione verso chi ha più bisogno di noi, la solitudine, l’incapacità di amarsi, l’inganno delle apparenze, il pregiudizio e l’incomunicabilità.
Quante emozioni in questa storia così vera, così toccante e autentica, che offre quattro personaggi disegnati ad arte, in grado di rispecchiare le molteplici sfumature della dimensione umana.


«Atena finirà per odiarti se non ti deciderai a stare un po’ con lei. Io e te ormai non cambieremo, ma abbiamo lei a cui pensare. Se non vuoi farlo per me, smetti con le trasferte almeno per lei» le sussurrò Cristiano dopo l’amplesso.


Viviana, Atena e Cristiano. Madre, figlia e padre, rispettivamente. Una famiglia disfunzionale, come tante. Un matrimonio intiepidito dalla distanza fisica e emotiva; il profondo legame di una figlia con un padre amato e sempre disponibile ma, purtroppo, poco in ascolto; un rapporto madre figlia inesistente.  Se si dovesse riassumere in poche parole, una famiglia mancante delle basi, che non riesce a soddisfare i bisogni primari e basilari dei suoi componenti, e che lascia più spazio al conflitto che alla comunicazione, o al senso di protezione e accudimento. Eppure, nonostante le difficoltà, le incomprensioni, i silenzi e le assenze una famiglia a cui si riesce a volere bene, soprattutto grazie al personaggio di Atena, adolescente orgogliosa e coriacea, capace di odiare la madre quanto di sacrificarsi per proteggere l’amica Celeste.


Amare è da gente forte, e più persone e cose si amano, più si diventa potenti.


Celeste, tanto fragile e insicura, forse il personaggio che intenerisce e commuove di più in questa storia meravigliosa. Accade di commuoversi per le sue paure, il dolore di ragazzina ancora troppo acerba e indifesa per elaborare una perdita troppo grossa per lei.


Il dolore aveva preso così tanto spazio nel suo corpo, che solo il cibo liquido riusciva a trovare pertugi per passare allo stomaco. Era questione di misure.


Accanto a lei, il padre Silvano, “comodo” per il suo stile di vita, le sue leggerezze, il suo amore per una figlia da accudire e poco accudita, il suo amore per le piante. Lo si potrebbe anche detestare, ma Silvano si ama lo stesso, perché tanto ingenuo quanto accogliente.


Celeste scosse la testa. «Se io avessi ancora mia madre non mi staccherei da lei neanche cinque minuti» la rimproverò. «Se io avessi mio padre, idem. Ma non ci sono più, facciamocene una ragione e proviamo a sopravvivere.»


Due adolescenti rimaste prive degli affetti centrali, due adulti incapaci di capirle. Eppure, a volte la vita mette di fronte a noi dei cambiamenti che stravolgono, ribaltano ciò che conoscevamo gettandoci nell’incertezza, prove durissime in grado di spostare sicurezze, e forse per questo così potenti da creare nuovi equilibri, far crescere, evolvere.

Un processo che coinvolge tutti i quattro protagonisti, uniti tra loro da legami sempre più indissolubili, formati da perdite e arricchiti di nuovi elementi: Atena che perderà sempre più strati della spessa corazza imparando a fidarsi del cuore; Celeste che raccoglierà quei pezzi, frammenti preziosi di un nuovo corpo e una maggiore consapevolezza; Viviana che cambierà pelle, divenendo più mamma e compagna; Silvano che imparerà l’arte dell’accudimento verso gli esseri umani, oltre che quello del suo mondo fatto di terra ed esperimenti botanici. Ognuno di loro accorcerà distanze, testerà terreni impervi fino a entrare, ognuno a proprio modo, nella bellezza della vita, aprendo il cuore e schiudendo porte rimaste chiuse.

Le geometrie del cuore è vero variano, non hanno una forma prestabilita, assumono dimensioni e contorni tutti loro, che riempiono spazi lasciati vuoti, innescano incastri anche improbabili ma non per questo meno credibili, fino a creare un universo nuovo, colorato e tridimensionale.


Lei voleva essere al centro del mondo di sua madre. Per una volta si concesse un capriccio.


A rendere questo libro assolutamente sublime lo stile elegante di Pitti Duchamp, esploratrice dell’animo umano come poche, attenta indagatrice del mondo di complicati adolescenti ma anche ingenui adulti. I quattro punti di vista di Atena, Celeste, Silvano e Viviana raccontano con acume ogni tonalità, spigolo, lato, avvallamento della sfera emotiva dei protagonisti.
Un viaggio da non farsi mancare, assaporando ogni pagina, dialogo, parola, silenzio ed emozione.